sabato 9 maggio 2009

Cosa si scrive quandi si sta svegli da un giorno e mezzo (e si fa l'errore di riascoltare i Cure)

"nulla di ció che io sono,
nulla di ció che io sogno,
niente di tutto ció é nuovo.
nulla di ció che io penso,
in cui credo o che dico
nulla di tutto ció é vero
una volta era cosí facile
non ci dovevo neppure provare
sí una volta era cosí facile..."

Last day of summer, Bloodflowers (ovvero la miglior colonna sonora per conciliare la vostra poetica malinconia da eterni maudites...detto così, il magone pare quasi figo, eh?)

Mha. Saranno le circa 40 ore di veglia. Sarà che sarò io. Che ne so, che diavolo sarà...però questo disco suona terribilmente adeguato al mio umore...nè allegro nè triste, ma fluttuante, pensoso...
Volevo postare almeno un disegno ispirato a tutto ciò, ma l'immagine che rappresenta meglio il tutto è una bella pagina bianca.

Ma vabbè.

Parliamo di Bloodflowers. L'ho riscoperto oggi, dopo un breve periodo di Cure-astinenza (ok, diciamo che non volevo fare la fatica di andare a ripescarlo dal porcile che ancora giace nella mia ex camera).
Questo è un disco ateo e nichilista a livelli massimi, per questo l'ho sempre amato e temuto allo stesso tempo. E' un disco senza risposte: etereo, fatto di impressioni, di riflessioni, di paure e di sentimenti colti al momento come istantanee. E' probabilmente l'opera più intima e accessibile di Robert Smith, una porta su un mondo sospeso nella luce dell'ultimo giorno d'estate. Credo che si possa definire come il disco di chi ha vissuto (e cantato) ormai con intensità pazzesca l'amore, la passione, la paura, la rabbia, la tristezza, e per un istante guarda al di là di tutto questo. Al di là della prepotenza dei sentimenti.
Guarda al di là ed è costretto a fronteggiare il proprio riflesso.
Non c'è un paradiso. Non c'è un senso. Non c'è un "per sempre". C'è solo la poesia struggente del contrasto tra la bellezza e il tempo che passa. Tra l'amore che ci avvicina al sublime e la consapevolezza che tutti i fiori dovranno appassire, e che verrà il momento di scivolare via.

Non appassiranno mai,
non moriranno mai
tu mi doni fiori d'amore
Appassiscono sempre,
muoiono sempre,
io lascio cadere fiori di sangue.

Sarà che sto sveglia da circa il doppio del tempo massimo raccomandato per evitare malfunzionamenti cerebrali. Sarà che non riesco a smettere di pensare troppo. Sarà quello che vi pare, ma questo disco è qualcosa di terribilmente bello e profondo. Qualcosa di veramente elevato. Il manifesto della condizione umana, oserei dire. O perlomeno di quella dannata parte che non si accontenta di risposte facili e di testi sacri.

Nessun commento:

Posta un commento